martedì 1 luglio 2008

Se fossi Jack Aubrey...

Quando ridurre le vele a riva, per dare al nostromo le preziose gomene? Poteva chiedere all’equipaggio esausto di calare sul ponte gli alberetti di velaccio in previsione di un colpo di vento e pretendere poi sforzi imprevedibili al momento di ancorare la nave? Come erano le correnti di marea in quelle acque praticamente inesplorate? La minaccia più grave veniva da occidente dove l’orizzonte lontano era attraversato da lampi. Lontano, ma non tanto. L’atmosfera della giornata stava cambiando. Quelle e molte altre decisioni che solo da lui potevano essere prese. Forse una deliberazione collettiva avrebbe dato migliori risultati, ma una nave non era un parlamento, non c’era tempo per dibattere. La situazione stava mutando in fretta, come accadeva spesso prima di un’azione, quando poteva succedere di dover abbandonare da un istante all’altro il piano studiato con cura, per adottare nuove misure. Tale responsabilità ricadeva su di lui soltanto e di rado Jack si era sentito più solo, più fallibile mentre vedeva il promontorio avanzare e con esso il momento della decisione. Tratto da L'Isola della Desolazione di Patrick O'Brian

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