mercoledì 16 luglio 2008

A vela nell'arcipelago della Maddalena con Rubin e il Grande Zot

Si salpa la domenica mattina da Cannigione alla volta di Razzoli, o meglio di quello spettaccolo della natura che sono "le piscine" racchiuse tra Razzoli, Budelli e Santa Maria. Appena usciti dal Golfo di Arzachena, il vento di sud-est ci spinge al traverso fino a Capo d'Orso (che visto da lontano ha proprio la forma di un orso sulla cima), poi al giardinetto e infine di poppa. Nel canale veleggiamo tra le barche degli allievi di Caprera. Le piscine sono incantevoli: acqua cristallina, poche barche in rada, faccio il primo bagno della stagione e vi, assicuro, il primo bagno non si scorda mai! Nel pomeriggio Saverio guarda il cielo e dice che il vento sta per cambiare, virerà da ponente; e infatti poche ore dopo la profezia si avvera. Salpiamo e ci dirigiamo a Sant'Anna, protetti dal vento. La sera si sta bene (a parte l'assalto delle zanzare al tramonto), e la mattina dopo facciamo una passeggiata fino al faro di Santa Maria insieme a Danilo, marinaio e naturalista, che si prodiga per far vedere piante, insetti e animali dell'arcipelago. Prima che arrivino le orde di turisti, non sono ancora le nove del mattino, si fa un bagno e poi si salpa verso Spargi. Ormeggiamo a Cala Corsara poi decidiamo che il vento ci piace e salpiamo verso le Bocche di Bonifacio. La verità è che ho una gran voglia di navigare; Saverio se ne accorge e mi lascia al timone. In meno di due ore e mezza siamo in Corsica, a Rondinara e per la prima volta in vita mia ho attraversato le Bocche a vela! A Rondinara incrociamo la Freya di Omero, con Cip e Ciop iperattivi per il vento che rinforza. La mattina dopo, esploriamo la spiaggia dove si aggirano felici mucche e vitelli (il loro muggito ci accompagna) poi ce ne andiamo all'Isola di Cavallo. Il vento rinforza ancora, ma nulla ci impedisce di nuotare e prendere il sole in una baia perfetta per pulizia e silenzio. Uno scrigno di piaceri marinari. A fine pomeriggio scatta di nuovo la fregola di navigare. Potremmo fermarci a Lavezzi ma il vento, ormai un bel maestrale sostenuto, ci invoglia a continuare a veleggiare e così, con onde di un metro e mezzo o poco più, filiamo veoloci verso Budelli. Le onde e il mare un po' incrociato mi piacciono molto: dopo l'esprerienza caraibica, dove le onde di 3 metri sono all'ordine del giorno, la bocca delle Bocche la trovo eccitante e non paurosa come mi sarebbe parsa solo qualche tempo fa. La notte si gela: il maestrale non molla e fa veramente freddo. La mattina successiva però nulla impedisce di scendere a Budelli e fare una piccola esplorazione, un po' a piedi un po' col dingy. Mi riempio per bene gli occhi di turchese e di rosa pallido. Le foto le scatto con la memoria. Il vento non molla; ci rifugiamo a Caprera, a Cala Portese. A piedi ce ne andiamo a Cala Andreani e finalmente posso fare l'ennesima nuotata in questo mare trasparente e fresco. Cala la sera, si mangia e si beve l'immancabile Ichnusa, ma si va a dormire presto: all'alba andremo a Thaiti! Cala Coticcio, meglio nota come Thaiti, è forse la perla dell'Archipelago della Maddalena: una spiaggia grande come una lenticchia circondata da massi tondeggianti e acqua così trasparente che vedi la tua ombra mentre nuoti. Altre centomila foto scattate con la memoria (nessuna macchina fotografica, almeno in mano a me, riuscirebbe a catturare l'incanto di questo posto). E qui mi fermo per oggi nel mio racconto e ringrazio ancora Saverio Scattarelli per avermi dato modo di navigare su Rubin e sul Grande Zot, per essere stato un ottimo skipper e istruttore, chef e cambusiere e, soprattutto, un grande ascoltatore.

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